Il
Forum Universale delle Culture tenuto a Napoli nel 2014 è servito
almeno ad una cosa: illustrare a chi voglia ospitarlo per le
successive edizioni tutto ciò che non va fatto, e che invece a
Napoli è stato fatto. Per aver seguito da vicino, tappa dopo tappa,
tutto ciò che ha preceduto e accompagnato l'evento, non mi è
difficile stilare l'elenco: mi basta far la sintesi di tutto ciò che
in questi anni ho detto e scritto in veste di presidente della
Commissione Cultura e Turismo del Comune di Napoli, che anche
riguardo al Forum non ha potuto svolgere altra funzione che quella
assegnatogli dalla sua natura di organo esclusivamente consultivo.
Che
Napoli dovesse ospitare il Forum era già noto da tempo, da prima che
la Giunta presieduta da De Magistris si insediasse a Palazzo San
Giacomo. Che per un evento del genere si dovesse cominciare a
lavorare da subito era perfino ovvio. Che il modo migliore per
sprecare tempo fosse quello di logorarci nella discussione sulla
governance, arrivando impreparati, con ciò sprecando una
straordinaria occasione di rilancio per la Città, non era difficile
prevederlo. Che poi occorresse evitare che il Forum si traducesse in
una serie disarticolata di manifestazioni, e che anzi dovesse farsi
interprete del meglio di quanto è vivo a Napoli, per dar vita a
iniziative che dall'evento traessero forza per costruire un solido e
duraturo tessuto di attività, non era certo un'idea temeraria.
Bene,
tutto è andato come peggio non poteva andare. Sprecando un'occasione
irripetibile, innanzi tutto. E poi lasciando una semina di sospetti
riguardo a quanti, a vario titolo, hanno messo le mani in pasta, che,
seppur dovessero cadere all'analisi delle responsabilità di
ciascuno, non riusciranno ad assolvere alcuno sul piano politico.
Nulla ha funzionato come avrebbe dovuto: né le istituzioni, né la
burocrazia, né quella macchina che si è
rivelata assai al di sotto delle millantate virtù di «industria
creativa». E il peggio è stato offerto
dopo, a Forum ormai chiuso: rimane in piedi il carrozzone della
Fondazione che ha gestito l'evento e che ora, lungi dal procedere al
suo scioglimento, ci fa attendere ancora la pubblica rendicontazione
del come abbia speso un portafoglio di oltre 10 milioni di euro per
un pugno di spettacoli e manifestazioni varie che hanno avuto un
pubblico inferiore a mezzo milione di persone. Alle pressanti e
reiterate richieste da parte della Commissione da me presieduta, solo
risposte vaghe ed evasive.